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al testo di Amina Narimi
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Mi raggiungi ognivolta, nel segreto di Dio, col fiato lento di una luce partorita sui capelli neri fatti lunghi; questa è la radice che riparo con pazienza, l'anello sulla zampa bagnato dalla pioggia, trasparente
il mio sogno è tutto qui, lo spazio da riempire più profondo delle cose della tua ombra gravida, durante la mia cena leggera, di bestie, di libri, di alberi parlanti e otto ninive d'acqua sopra il comodino, mentre mi preparo per la notte e prego, nell'orecchio all'elefante, in quello debole, di lana, facendo un solco piccolo col dito un gesto chiaro sopra gli occhi, come un segno d’acqua in chiesa
la stessa linfa di un fiore che si chiude nell’armonia di una casa quando a sera, sigillata dalle mani più amorose, in sé divine, come una freccia va e viene in fondo all’arco- a rigenerarsi dentro al nulla con la respirazione degli uccelli riuniti nel fuoco dell’eros divorante, che non divora l’occhio e la sorgente- fino a lui, al di sopra di tutti gli amanti, e nel vivo delle viscere pianta un riso, aprendo il grembo nel segreto della rosa.
Mio amante chiaro sulla moltitudine, dove poco a poco si muore in tutti i sensi per vivere in te, come pronti a fuggire dal corpo scosso, dalle fondamenta che si aprono via via che questa stretta fa il profondo. E l’Oriente ci risponde.
E’ il tuo Nome che posso udire ora Posso godere, senza attendere l’ultimo giorno anche morire, guarita, nella tua castità portando degli aromi fino al termine di me stessa, la pietra del nome. E l’eros più sottile è tutto qui, vertiginosamente bello, nelle camere nuziali dei miei occhi non ho bisogno di toccarlo, è il silenzio che divengo, il bacio profondo di un angelo
Fotografia: Alpi Marittime di Luigi Maria Corsanico Nastasi |
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